Alla scoperta di Roma in una cella: vivere le emozioni della Città eterna in un ex monastero

Ci sono luoghi, a Roma, che non vanno visitati ma vissuti. Destinazioni non per turisti ma per esploratori di emozioni e cacciatori di esperienze. Da fare in un “albergo non albergo” come il VOI Donna Camilla Savelli della catena VOIhotels di Alpitour, custodito come un prezioso cammeo alle pendici del Gianicolo. In via Garibaldi cuore di Trastevere, in un nastro che dal fiume lambisce l’Orto Botanico con le sue meraviglie di profumi e colori per arrivare in quel gioiello che è San Pietro in Montorio fino a raggiungere il famoso Fontanone.

L’ingresso del VOI Donna Camilla Savelli Hotel (Foto credit Luisa Mosello)

Il panorama di Roma dal terrazzo dell’hotel (Foto credit Luisa Mosello)


Nel percorso, dopo essersi lasciati alle spalle il pullulare di locali più o meno caratteristici (e turistici), ecco incastonato un hotel sì, ma sui generis perché ospita viaggiatori alla ricerca di quel “quid” in più. Ovvero non del lusso ma dell’eccellenza. Quella, per intenderci, delle suggestioni rinascimentali e barocche donate dal grande passato di una Città non a caso definita eterna. E sì perché questo complesso è un ex convento realizzato dal genio di Francesco Borromini nel 1642 in onore di Camilla Virginia Savelli duchessa di Latera.

L’entrata della chiesa Santa Maria dei sette dolori all’interno dell’hotel (Foto credit Luisa Mosello)

L’entrata della chiesa Santa Maria dei sette dolori all’interno dell’hotel (Foto credit Luisa Mosello)

La nobildonna romana sposa di Pier Francesco Farnese alla morte del marito vi abitó insieme alle suore dell’istitutuzione religiosa da lei fondata perché mossa dal desiderio, che aveva fin da giovane, di prendere i voti. Ancora oggi all’interno dell’albergo, piú volte premiato ai Wolrd Travel Awards con il prestigioso riconoscimento Italy’s Leading Lifestyle Hotel, esiste una chiesa consacrata intitolata alla Madonna dei sette dolori in cui si canta messa ogni mattina alle sette del mattino, il sabato e la domenica un’ora piú tardi. E per questo non è raro che le consorelle si mescolino ai clienti-viaggiatori (al primo posto gli americani con + 30% seguiti da nord europei, francesi, italiani e spagnoli con una media di soggiorno di tre giorni, alta per la Capitale). Oggi ne son rimaste solo tre, vivono in un edificio all’interno del complesso dopo aver lasciato le celle divenute accoglienti camere per gli ospiti, in tutto 99, le ultime inaugurate di recente.

Il giardino (Foto credit Luisa Mosello)


Il restauro e gli investimenti fra passato e futuro

Negli anni è stato portato avanti un grande lavoro di restauro che ha rispettato sia i criteri architettonici tipici del Barocco che il progetto originale di Borromini. Con lo straordinario prospetto della chiesa che richiama la forza ascensionale tipica delle opere del grande artista. Con la facciata rimasta incompiuta per l’interruzione dei lavori nel 1665 a causa delle difficoltà economiche dei Farnese.

Obiettivo di VOIhotels è sempre stato quello di valorizzare la struttura, proteggendone l’essenza originaria di monastero senza dimenticare elementi di comfort e modernità che rendono quest’oasi di quiete e di storia imperturbabile un hotel di charme sia fuori che dentro il tempo contemporaneo. Con wifi free, smartphone ad hoc a far da guida e dintorni.

E il successo di questa formula, che punta proprio all’eccellenza di un’esperienza al di fuori dei circuiti turistici, si tocca con mano, nei numeri che ha snocciolato l’Ad di VOIhotels Paolo Terrinoni. L’hoter romano diretto da Elena Prandelli, infatti, rispetto allo scorso anno ha avuto un + 11% di ricavo medio per camera e + 30% di occupazione (anche grazie alle stanze in più). E aumenta anche il segmento Mice, destinato ai meeting, agli incentive tour e agli eventi, che registra un milione di fatturato.

Il refettorio (Foto credit Luisa Mosello)

L’antica grotta (Foto credit Luisa Mosello)

Angoli impregnati di storia
Con questi risultati naturale investire ancora di piú sulle proposte di qualità che possono far da ponte fra presente e passato. E affiancare qualche novità ad angoli di grande e antica bellezza come la grotta del secondo secolo usata come cantina (e anche come rifugio per gli ebrei del Ghetto romano), la sala del refettorio, la scala borrominana, la galleria delle lunette, il chiostro con l’epigrafe misteriosamente scritta in greco, l’orto trasformato in giardino con la fontana del XVII secolo alimentata dall’acqua Paola e il terrazzo con impareggiabile vista su Roma.

La galleria delle lunette (Foto credit Luisa Mosello)

La scala Borrominiana (Foto Luisa Mosello)

Il nuovo ristorante “Il Ferro e il Fuoco”
La novità in questione riguarda il ristorante appena inaugurato all’interno dell’hotel ma aperto anche alla clientela esterna. Già il nome “Il Ferro e il Fuoco” è un richiamo alle atmosfere che narrano di

materia e passione sempre sul filo delle suggestioni. Il progetto è stato seguito dalla geniale interior designer Maria Ilaria Billi e la mise en place arricchita con i dettagli dei cristalli sintetici dorati di Mario Luca Giusti, artista fiorentino che espone al Metropolitan Museum di New York.

I tavoli sono 20, i coperti una quarantina. E la cucina? Con un cuore tutto rinascimentale aperto alle contaminazioni gastronomiche del futuro. L’emozione è servita. Su un piatto d’argento, anzi d’oro.

Il ristorante “Il Ferro e il Fuoco” (Foto credit Luisa Mosello)